L’area che costituisce l’Oasi di Lago Freddo è rappresentata da un particolare biotopo umido, di grande interesse naturalistico: una stretta vallata paludosa racchiusa tra rilievi collinari impervi.
La vegetazione arborea è costituita prevalentemente da ontano nero, con alcuni esemplari di dimensioni molto grandi, cui si accompagnano individui di salice bianco e salice grigio. Numerose poi le specie arbustive, come salicone, frangola e viburno palla di neve. Il sottobosco erbaceo è costituito per la maggior parte da carici, piante che crescono in cespi compatti e le cui radici sopportano bene prolungati periodi di immersione. Molto numerosi anche gli equiseti e le felci.
Dal punto di vista faunistico, le presenze più interessanti coinvolgono alcune specie di uccelli, che in questa zona ritrovano condizioni favorevoli per l’alimentazione, la nidificazione e l’allevamento dei piccoli. In taluni casi l’alneto e le zone limitrofe sono utilizzate come rifugio durante le stagioni invernali: è il caso dello spioncello, un piccolo passeriforme insettivoro e del migliarino di palude, anch’esso presente durante il periodo di svernamento. Frequente anche la presenza del frosone.
L’ambiente paludoso favorisce inoltre una gran quantità di specie appartenenti a quella che viene definita “fauna minore” (anche se non certo per importanza ecologica…), tra cui numerosi rettili, anfibi, ragni, molluschi e insetti (farfalle, libellule e coleotteri in particolare).
Nelle zone immediatamente adiacenti alla zona umida cresce un tipico bosco appartenente alla consociazione del querco-carpineto, con la presenza di querce (farnie, roveri, cerri e roverelle), carpini bianchi, tigli selvatici, aceri campestri, aceri di monte, ciliegi, ciavardelli, castagni, ornielli e bagolari.
Di grande interesse scientifico e paesaggistico la presenza di alcuni esemplari di faggio e pino silvestre: si tratta di relitti glaciali, cioè piccole popolazioni residue di specie che durante le glaciazioni del periodo Quaternario erano molto diffuse, ma che con il successivo riscaldamento del clima non hanno più trovato condizioni idonee per la loro permanenza, con l’eccezione di poche e limitate aree, ove sono riuscite a sopravvivere fino ai giorni nostri.